V. Vinge, scienziato americano, sostiene che entro trent’anni avremo le tecnologie necessarie a creare intelligenze super-umane e, in breve, dopo tale evento l’era umana sarà terminata.
Quindi le macchine saranno in grado di pensare come l’uomo.
Bisogna prima definire le parole “macchina” e “pensare”; il filosofo matematico Alan Turing scrivendo un articolo sulla rivista inglese “Mind” spiega che bisognerebbe analizzare innanzitutto i due termini ma così facendo quindi sarebbe anche costretto a cedere a quelli che sono gli usi più comuni di questi due vocaboli e dovrebbe dare innumerevoli chiarimenti per evitare equivoci e contraddizioni di natura dialettica.
Turing riformula il suo pensiero con un gioco a cui partecipano due persone e un calcolatore elettronico.
Una delle due persone ha il compito di porre le domande, le altre due figure del gioco, devono rispondere; l’essere umano dovrà cercare di collaborare il più possibile con l’interrogante e, per aiutarlo, risponderà sempre con la verità.
I calcolatori non offrono neanche lontanamente la possibilità di effettuare un simile gioco.
Il cervello umano è complesso, irrazionale e ignoto per la maggior parte delle sue funzionalità, ciò che dà a noi stessi la pesonalità e ci fa percepire le emozioni e i sentimenti, racconta Giancarlo Rota all’università di Napoli.
Aggiunge che saranno elaborati sistemi logici che assomiglieranno sempre più all’uomo ma senza riuscire a raggiungere la complessità del nostro cervello, lo sviluppo tecnologico è un processo inarrestabile e si avvicinerà sempre più alla rappresentazione dell’essere umano, ma non arriverà mai al punto di sostituirlo completamente.
Utilizzando giochi come gli scacchi, la dama e il poker, molti informatici, scienziati, matematici ecc ecc hanno cercato di far pensare le proprie macchine, di farle ragionare sulle mosse degli avversari e di trovare nuove soluzioni.
Nei giochi il computer non perde mai la concentrazione, non si stanca mai al contrario degli esseri umani, ma, una volta che ha deciso una strategia, non è in grado di modificarla, non è in grado di pensare nuovi pecorsi; nei giochi come il poker il computer non può fingere un full, fare un bluff o simulare l’atteggiamento umano.
L’inteligenza artificiale è una disciplina atta a produrre macchine intelligenti, in grado di pensare e ragionare, cioè di possedere una propria intelligenza.
Nonostante i grandi sviluppi, i continui passi in avanti in questo campo, le macchine non saranno mai capaci di pensare e agire come l’uomo, perchè l’intelligenza umana non è possibile da replicare, è così complessa che non è definibile e le macchine sono solo capaci di imitare. La mente è ogni momento piena di contenuti ed una macchina non può imparare come il cervello umano.
lunedì 17 marzo 2008
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